giovedì 28 gennaio 2016

Intervista La Rotta dei Fenici


Intervista al Signor Barone sulla Rotta dei Fenici :

A cura di Sara di Virgilio e Joel Duverne




La Rotta dei Fenici propone una rete di siti archeologici, etnoantropologici, culturali, naturali e di scambi culturali tra i popoli e i paesi del Mediterraneo, che mostrano oggi le storie delle tante civiltà che l’hanno abitato, dimostrando come il passato ci aiuti a comprendere il nostro futuro.

Abbiamo voluto fare un’ intervista sulla Rotta dei Fenici poiché ci siamo interessati alle attività turistiche e ludiche di questa associazione.

Joel Duverne:  Quali erano gli obiettivi della vostra società nel 2004 quando è stata ideata?

 All’inizio era un periodo di esplorazione, sapevamo che volevamo fare un itinerario culturale del consiglio dell’ Europa, sapevamo a cosa serviva.  All’epoca era molto più semplice, pero' non avevamo idea di quali potrebbero essere gli effetti, se devo fare un paragone tra ieri e oggi non abbiamo cambiato nulla nelle strategie dell’itinerario in questi  ultimi 12 anni . Lavoriamo molto di più nel settore privato attraverso i progetti culturali attraverso la creazione di un parco naturale che vogliamo utilizzare come strumento di finanziamento.

Sara Di Virgilio:  In che modo è finanziata l’associazione?

In un primo periodo erano i comuni che la finanziavano, ogni comune del Savagnono versava delle quote anche abbastanza alte, poi c’é stata la crisi e quindi i comuni hanno voluto eliminare queste spese . I primi progetti erano una parte del budget, poi abbiamo avuto questa idea di sviluppare i servizi (cioè le visite nei parchi culturali, lavorare con le scuole ecc.)  considerandoli come uno strumento di finanziamento. Pero c’è stato un cambiamento nel corso del tempo, cioè prima erano stati pagati dai settori pubblici e adesso piuttosto dai settori privati e quindi è diventata una vera impresa.

Joel: qual è la cosa più gratificante per lei nel suo lavoro?

 Quando la gente capisce le attività e gli obiettivi della Rotta dei Fenici, ci ringrazia.

Sara: A quale fascia di età appartengono le persone implicate nell'associazione?

 Tutte, perchè abbiamo il servizio di educazione che va dai 6 anni fino all’università , poi abbiamo la fascia dei turisti che sono per lo più i seniors da 60 a 80 anni in Italia, mentre in Spagna sono più giovani.

Joel: Qual è la nazionalità degli stranieri che hanno tendenza a  visitare questo posto turistico?

 La maggior parte sono europei, e facciamo oggi dei gemellaggi tra itinerari americani con l’Egitto perché vorremmo lavorare di più con gli americani ma il target americano è a rischio, è un problema europeo a causa degli attentati terroristici. Sono gli europei che vogliono soprattutto visitare l’Europa.

Sara: Quante persone sono implicate nel lavoro in questa associazione e quanti paesi?

 In un primo periodo c’era un ufficio di direzione centralizzato in Sicilia nel quale lavoravano 7 persone, per cui noi facevamo tutto dall’ufficio centrale i rapporti tra la Sicilia e la Spagna e per la Francia, poi non avendo più risorse nel 2011 abbiamo progettato di realizzare lo Smartworking, cioé il lavoro che si fa da casa ( ogni rete nazionale ha la sua segreteria che collabora con la sede centrale in Sicilia, ufficialmente potremmo dire che lavoravano almeno 30 o 40 persone solo negli aspetti gestionali e molti sul prodotto turistico); dipende anche dalla stagione.

Joel: Cosa rappresenta l’Unesco per la vostra società?

 Sabato presentiamo in Sicilia la candidatura per l’Unesco per la Rotta dei Fenici come patrimonio immateriale, é l’Unesco che decide la candidatura, pero noi applichiamo già le buone pratiche per l’Unesco, la certificazione non dà secondo a me il valore alla società, però fare parte dell’ Unesco ha dei vantaggi: per esempio ha un brand reputation, cioé un turista che fa parte dell’ Unesco é più interessato alla rotta dei Fenici. Con il marchio Unesco, il sito resta di qualità.

Sara: quali sono gli eventi più importanti della vostra associazione e per quale motivo lo sono stati?

 Nel 2015 abbiamo fatto un Festival nel Palma di Mayorca, in cui sono rappresentate attività fisiche, ludiche, e tradizioni culturali e ristoranti che propongono piatti fenici come per esempio tutto a base di ceci prodotto di origine fenice, la panissa a Marsiglia, la farinata a Genova, e zuppe come i POLS con legumi, farro, grano e cereali dell’epoca, con grano crudo, con cibo dell’ impero romano, il pane, prodotto arabo, perché i fenici avevano le focacce, gli etruschi che mettevano il vino nel formaggio.

Vino e birra non fermentata, non digeribile. Tutte queste cose sono metodi di Marketing.



mercoledì 27 gennaio 2016

Palermo e la memoria viva del mare




Le persone e le loro storie sono il cuore dell’offerta turistica dell’Ecomuseo urbano Mare Memoria Viva che in una città come Palermo diventano fondamentali per scoprirne i tesori nascosti.

Cosa c’è sotto il nostro mare? Non tutti conosciamo la complessità e la bellezza dei suoi ambienti e non tutti ci soffermiamo a pensare quali possano essere le conseguenze dei nostri comportamenti.

Ma il mare serve solo a fare il bagno? Perché ci si pensa solo in estate? Quanto è importante il mare nella vita di ogni giorno? Un percorso a tappe dove eventi storici, scoperte scientifiche e mutazioni socio- politiche sono analizzati mettendo in evidenza l'importanza che lo spazio marittimo ha avuto in passato e ancora oggi ha sulla vita di ogni
giorno.

Sono tante le famiglie palermitane che hanno partecipato con fotografie e video o raccontando davanti alle videocamere o ai registratori una storia, un pensiero, una battaglia intrapresa o un desiderio che ha a che fare con il mare di Palermo.

È per questo motivo che ho intervistato Mare Memoria Viva, il primo ecomuseo urbano del sud Italia e il primo museo multimediale della città che al suo interno racconta un pezzo importante della storia di Palermo e il suo rapporto col mare.




Come è nata la vostra associazione e quali sono i vostri valori?
L’ecomuseo è frutto del progetto omonimo ideato da CLAC, associazione culturale attiva a Palermo dal 2003, ed è stato realizzato, grazie al contributo della Fondazione "Con il sud", attraverso il bando storico-artistico 2011 in partnership con il Comune di Palermo, assessorato alla cultura, la Soprintendenza per i beni culturali e ambientali del mare, il dipartimento dei beni culturali e dell’Identità Siciliana, la regione di Sicilia, il dipartimento d’architettura dell’Università degli Studi di Palermo, l’Unione di mediatori interculturali professionisti, ecc.

Come si finanzia il vostro progetto?
Da altri progetti, dai bandi, dai servizi culturali

Cosa vuol dire ecomuseo?
Vuol dire museo di comunità o museo del territorio. La definizione più bella di ecomuseo è quella di un patto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio. Un ecomuseo non è un museo che ha a che fare con l’ecologia o con l’educazione ambientale, o meglio anche ma non solo! Il termine ecomuseo nasce in Francia e vuol dire museo di identità o museo del territorio che mette al centro della sua azione un patto tra cittadini che si prendono cura di un territorio.

Quali sono i vostri interlocutori privilegiati?
I cittadini, il comune di Palermo, la Fondazione con il sud

Quale è la vostra principale rete museale?
Facciamo parte dell’associazione piccoli musei e dell’associazione dei musei marittimi del Mediterraneo.

Cosa vuol dire oggi fare/essere comunità?
Vuol dire apertura, condivisione, attenzione all’interesse collettivo, valorizzazione delle differenze.

Quali sono i vostri progetti di futuro?
Fare dell’ecomuseo del mare un presidio di cultura e partecipazione nella periferia sud della città; contribuire con l’incubassero di imprese creative alla Zisa allo sviluppo imprenditoriale della città; fare bene il nostro lavoro e fare Palermo più città nel senso alto del termine (luogo di incontro, di scambio, di conoscenza).
Ora lavoriamo nel Xmas Costa Sud, un progetto che propone e ospita diverse iniziative per cittadini e cittadine di tutte le età.Le feste di Natale diventeranno così un’occasione per visitare l’ecomuseo e le sue mille storie di mare e per venire nella costa sud a cercare le radici della cultura marinara della città.

Negli spazi dell’ecomuseo si possono trovare tante storie e tante voci che raccontano le trasformazioni di questa città complessa ma anche la vita e il lavoro di tante persone, testimonianze di una memoria viva che indicano prospettive future.

Il rapporto con il mare racconta molto della città che c’era, che c’è e che potrebbe esserci: ci sono storie di resistenza, di viaggio, di commercio, di vacanze, di lavoro; ci sono ricordi, foto sbiadite, luoghi dimenticati, fiabe, cartoline; ci sono naviganti, portuali, scrittori, poeti, bagnanti, pescatori, operai dei cantieri navali, capitani e marinai, gente che va per mare e gente che se lo porta sempre dentro ovunque sia.

L’ecomuseo è uno spazio aperto alle proposte del territorio, uno spazio di culture rigorosamente plurali e aggregazione per tutte le generazioni.

Quest’anno l’ecomuseo ha avviato un partenariato con l’associazione Geode che anima le attività del Museo di Mineralogia. Le preziose collezioni ottocentesche del museo solo da pochi anni riprendono vita e tornano visitabili al pubblico.




- Cosa significa per voi «turismo responsabile» e quale e il rapporto con la vostra associazione?
Significa un turismo che fa incontrare i residenti con i viaggiatori per arricchimento culturale e le cui ricadute economiche rimangono nell’economia locale. Significa un turismo che rispetta l’ambiente, il patrimonio e le diversità culturali.

Quali sono gli obiettivi della vostra associazione?
Fare di Palermo una città più vivibile, più ricca di cultura, più onesta, più bella

- Quali sono le vostre proposte per il pubblico che arriva al ecomuseo e che attività gli proporrete?
Le funzioni di un museo non sono esclusivamente rivolte all’esposizione di elementi interessanti della storia di un luogo. Altro obiettivo principale di ogni museo è anche quello di educare. Questo è proprio quello che fa il nostro ecomuseo con i programmi didattici pensati per le scuole di ogni ordine e grado e per i visitatori più giovani. I focus principali su cui si sviluppa l’offerta didattica riguardano l’educazione ambientale e la memoria del mare di Palermo ma non solo.

I percorsi didattici possibili sono tanti, variano di anno in anno e possono essere discussi e adattati alle esigenze degli insegnanti e dei ragazzi che vengono in visita a partire da alcuni macrotemi: educazione ambientale legata al tema del mare, biodiversità marina, mondi sommersi e rispetto dell’ecosistema marino, cittadinanza attiva…

- La vostra associazione è molto compromessa con la tecnologia. Quale è per voi l’importanza della tecnologia e il rapporto con il mare? Come possono aiutare le nuove tecnologie nell’apprendimento culturale?
Mare Memoria Viva è l’unico museo multimediale e interattivo in Sicilia realizzato con tecnologie open source di ultima generazione. Le potenzialità delle tecnologie del suono e dell’immagine nella comunicazione sono parte della nostra vita quotidiana e l’educazione ai media è diventata una componente fondamentale della formazione delle nuove generazioni.

Abbiamo scelto di utilizzare le tecnologie del suono e dell’immagine, la multimedialità, per narrare, con mezzi contemporanei, un patrimonio ricchissimo e importante che deve essere conosciuto da tutti e il video, le fotografie, le immagini sugli schermi e le storie raccontate a voce sono mezzi capaci di parlare a tutti.

Ci sono anche installazioni video con monitor dove scorrono immagini del tempo libero balneare negli anni 50 e 60, vi sono interviste video a personaggi che hanno fatto la storia del mare di Palermo come.

L’Ecomuseo Mare Memoria Viva è l’unico museo interattivo e multimediale attualmente attivo in Sicilia e rappresenta per questo un’esperienza unica e affascinante tanto per i piccoli che per i grandi, ormai tutti nativi digitali quindi abituati alle tecnologie interattive che trovano qui usate non per mero intrattenimento ma come potenti mezzi di narrazione.




martedì 26 gennaio 2016

Intervista la Collina dei Conigli
A cura di Thémis FACON
Secondo anno-corso di Laurea in Lingue Straniere Applicate (Italiano-Inglese) Università Paul-Valéry, Francia
http://www.lacollinadeiconigli.net/

1) Quando è stato creata la vostra associazione ?
La nostra associazione, che è una organizzazione senza scopo di lucro, è  stata fondata nel 2005 da un gruppo di volontari che già da molti anni si occupavano del recupero e della cura di animali randagi, abbandonati o maltrattati. L’idea di una organizzazione chesi occupasse di conigli, porcellini d’India e roditori, in particolare provenienti dai laboratori di sperimentazione, è nata dalla osservazione di come questi non ricevessero le necessarie attenzioni da parte di altre associazioni, storicamente nate per la protezione degli animali domestici tradizionali.

2) Quali sono gli obiettivi dell'associazione ?
L’associazione si prefigge come obiettivi principali sia quello  di provvedere cure e rifugio ad animali  provenienti dai laboratori di sperimentazione o da  abbandoni, sia di diffondere e promuovere una cultura del rispetto dei diritti di tutti gli esseri viventi.L’associazione si prefigge inoltre sia di rafforzare l’applicazione delle normative vigenti a tutela degli animali sia di proporre e sostenere le necessarie modifiche per il loro miglioramento.

3) Quali sono i progetti della Collina dei Conigli ?
Il principale progetto della Collina dei Conigli è quello della realizzazione di centri di recupero dedicati principalmente agli animali provenienti dai laboratori di sperimentazione ed affidati alla associazione in base alla Decreto Legislativo 4 marzo 2014, n.26 che recepisce nella normativa italiana la direttiva 2010/63/UE. Il centro per animali da laboratorio realizzato a Monza, che è la prima struttura del suo genere esistente e regolarmente autorizzata in Italia, ha permesso fino ad ora il recupero di circa 4000 animali precedentemente utilizzati nei laboratori di sperimentazione.Oltre ad adoperarsi per accoglienza degli animali l’associazione collabora con le istituzioni locali e con i ministeri competenti, attraverso i propri esperti, per il miglioramento delle normative in materia di protezione degli animali e per la prevenzione del randagismo.

4) Quali sono le difficoltà che incontrate ?
Nella nostra attività, che ci porta nella maggior parte dei casi a seguire ed accudire animali che nell’immaginario collettivo non rientrano tra gli “animali d’affezione”, sono evidenti le difficoltà del far comprendere a tutti le nostre ragioni per difendere i diritti anche di animali quali, per esempio, i numerosissimi topi utilizzati nella sperimentazione. Ancor più che per altre associazioni che si occupano prevalentemente di animali domestici più comuni questa difficoltà si riflette in parte anche sulla raccolta di donazioni, che sono indispensabili per poter soddisfare i costi non trascurabili legati alla gestione ed alle cure veterinarie dell’alto numero di animali che ospitiamo.

5) Per finire, quali sono i vostri interlocutori principali ?
Gli interlocutori dell’associazione variano in funzione dei diversi campi di azione e di intervento: per quanto riguarda il recupero degli animali provenienti dai laboratori i nostri interlocutori principali sono sia i veterinari degli stabulari  sia i responsabili designati per il benessere degli animali, che, a diverso titolo, sono chiamati dalla legge ad esprimersi sulla possibilità di cedere gli animali a fine sperimentazione. Nella gestione degli animali provenienti da abbandoni i nostri interlocutori principali sono le autorità sanitarie e le autorità delle amministrazioni locali, cui compete, secondola legge italiana, la vigilanza e la gestione degli animali d’affezione rinvenuti vaganti.

domenica 24 gennaio 2016

Intervista Opera San Francesco

A cura di Lisa NJEGOMIR
Secondo anno-Corso di Laurea in Lingue Straniere Applicate (Italiano-Inglese) Università Paul-Valéry, Francia

http://www.operasanfrancesco.it

L'associazione « Opera San Francesco » è un'associazione nata per aiutare i poveri italiani ma anche i poveri attraverso il mondo. Si trova in Italia, più precisamente a Milano ed è molto conosciuta.


→ Perchè l'associazione si chiama Opera San Francesco ?
Sia la nascita che l'attività quotidiana di Opera San Francesco per i Poveri sono frutto della spiritualità dei Frati Minori Cappuccini di Milano. Essi vivono la regola di San Francesco d'Assisi che insegna l'amore e il rispetto per tutte le creature viventi, insieme a sentimenti di compassione e di carità concreta per chi è povero e solo.

→ Qual è il nome del creatore di questa associazione ?
Fra Cecilio, frate portinaio del Convento di Viale Piave.

→ Quali sono gli obiettivi della vostra associazione ? Come funziona?
Opera San Francesco per i Poveri assicura primaria e gratuita accoglienza alle persone bisognose di vitto, vestiti, igiene personale e di cure mediche per ridare dignità e speranza attraverso la condivisione e la solidarietà.
I servizi offerti sono: mensa, docce, guardaroba, poliambulatorio, servizio di assistenza sociale, servizio legale, servizio di mediazione al lavoro, housing sociale.

→ Aiuta i poveri in quale parte dell'Italia ?
Opera San Francesco è presente solo a Milano ma aiuta i poveri provenienti da oltre 140 paesi nel mondo.

→ Quante persone siete? Ci sono solo volontari ?
Dal Bilancio Sociale 2014: 41 lavoratori e 716 volontari, 4 frati.

→ È un'associazione famosa in italia ? Da quanto tempo esiste ?
Molto conosciuta a Milano dove opera ma anche nel resto dell’Italia.
Esiste dal 1959.

→ In quale situazione sociale si trovano le persone che aiuta ? Sono tutti senzatetto ?

Accogliamo prevalentemente gravi emarginati e senza dimora ma anche famiglie monoparentali in difficoltà, padri separati, profughi e tutti coloro che manifestano un bisogno che può trovare una risposta nei nostri servizi.

venerdì 22 gennaio 2016

Intervista Libreria itinerante Gian dei Brughi

Intervista alla Libreria itinerante Gian dei Brughi (www.libreriaitinerante.it/)

a cura di Ioana SANTAUAN
Secondo anno - Corso di Laurea in Lingue Straniere Applicate (Italiano-Inglese)
Università Paul-Valéry, Francia


  1. Il titolo della vostra libreria è creativo come l'attività che voi realizzate. Per me, è un simbolo di metamorfosi attraverso la cultura. Vorrei sapere come avete pensato a questo titolo. Lo avete immaginato come una metafora del lettore che si trova in ciascuno di noi e anche di più dentro i bambini? È un simbolo della lettura come strumento di ricerca o di costruzione dell'identità?

Devo dire che il nome è stata una cosa che è venuta automaticamente. Quando ho deciso di aprire una libreria specializzata per bambini e ragazzi ho subito pensato al personaggio calviniano per il nome.
Il barone rampante è un libro che mi accompagna da molti anni sia nella mia crescita personale che nelle mie attività con i bambini e il personaggio di Gian dei Brughi è sempre stato uno dei miei preferiti sia dal punto di vista della caratterizzazione letteraria sia per la “parabola” che ne deriva.
Indubbiamente quello che mi sembrava legarsi perfettamente alla mia idea iniziale è il suo rappresentare la metamorfosi, il cambiamento possibile: quella del brigante barbuto e terrificante che impugnando il libro e accostandosi alla lettura si trasforma in lettore insaziabile e scopre la sua vera indole è una storia che racconto sempre quando incontro i bambini delle scuole, ancor prima di fare qualsiasi attività di lettura, perché per me rappresenta qualcosa e credo sia importante trasmetterlo anche a loro.
Ecco, con la mia libreria vorrei provare a portare dei cambiamenti, a far entrare la lettura e il libro di qualità per bambini nella cultura popolare perché non resti solo qualcosa destinato ad una “élite culturale”, cosa che purtroppo ancora avviene.
  1. Le attività del vostro progetto sono varie , divertenti e nello stesso tempo educative. Avete dei laboratori di lettura, di teatro, anche di creazione vera e propria dei libri . Come risvegliare l’interesse dei piccoli “Gian dei Brughi” per la cultura? Attraverso la lettura ad alta voce? Attraverso delle attività interattive? Anche utilzzando i mezzi elettronici?
Le attività che ho pensato e che cerco di aggiornare in continuazione sono sicuramente il frutto delle varie esperienze fatte.
Prima di tutto la mia formazione di bibliotecario che mi ha avvicinato all'editoria per bambini e ragazzi e mi ha fatto conoscere l'importanza della lettura ad alta voce e del progetto Nati per Leggere. Considero sicuramente la lettura ad alta voce il primo e fondamentale mezzo per trasmettere l'amore per i libri e l'educazione alla lettura stessa. Ascoltare un racconto o giocare con la lettura grazie all'intervento di un adulto aiuta sicuramente i bambini ad innamorarsi e a renderli curiosi e aperti verso qualcosa che altrimenti potrebbe rimanere ostico. Lettori purtroppo non si nasce, questo si sa, e dobbiamo cercare di creare curiosità e interesse verso il libro e la lettura “attraendo” e la voce è il primo, ancestrale mezzo che riesce a creare magia, contatto e intimità.
In secondo luogo la mia attività di educatore che mi ha permesso per anni di portare la lettura tra i bambini con incontri e laboratori. Mi piace sempre raccontare che uno dei primi progetti di lettura realizzati con la cooperativa per la quale lavoravo fu, una decina di anni fa, quello di proporre delle letture per i bambini della scuola dell'infanzia durante il percorso dello scuolabus; letture itineranti che ho poi considerato come l'idea embrionale di Gian dei Brughi.
Nel corso degli anni comunque ho potuto organizzare e proporre diverse attività legate al libro, come la costruzione con i telai della carta riciclata, i laboratori sul libro gioco e altre che ho poi rielaborato e riproposto con la libreria itinerante; in più ne ho aggiunte altre, come le attività sull'e-book, che mi permetto di proporre dopo aver seguito dei corsi di formazione certificati perché possono legarsi ad una visione diversa e moderna del libro, non solo del supporto, e che hanno sicuramente un'attrattiva maggiore verso le nuove generazioni.
  1. Per portare dei libri ai bambini, sbarcate per esempio nelle piazze o nelle vie,  raggruppate i bambini presenti e raccontate loro una storia? Siete invitati anche nelle scuole o nelle feste ? Come fate a diffondere il vostro progetto nella vostra città e nella regione?
La mia attività si svolge in diverse direzioni:
  • Programmo un itinerario mensile e mi fermo, con cadenza più o meno costante, in piazze, parchi o luoghi dove posso raccogliere un po di persone ed espongo i miei prodotti; se capita di poter raccogliere un gruppetto di bambini magari posso improvvisare anche delle letture. Questa è però la modalità di lavoro più difficoltosa, sia perché non sempre è facile per le persone “avvicinarsi” a cose nuove, sia perché la legislazione vigente in fatto di commercio itinerante non rende le cose molto semplici.
  • Partecipo a mercatini e fiere di vario genere, che di solito sono abbastanza frequentate, e propongo lì i miei prodotti. Devo dire che a volte la mia presenza sembra “strana”, ma la gente apprezza abbastanza. In questi casi però è molto difficile proporre letture, a meno che non ci sia una richiesta da parte degli organizzatori o degli enti ospitanti, cosa che a volte è successa.
  • Obiettivo primario del mio progetto è quello di collaborare con le scuole organizzando progetti e incontri con i bambini. La mia attenzione si rivolge quindi molto verso gli istituti educativi di tutti i generi che, se vogliono, possono invitarmi nelle loro strutture per incontri di una giornata o progetti a lungo termine. In circa un anno e mezzo ho già portato il mio furgone in diverse scuole del territorio e incontrato molti bambini di tutte le età, dai piccolissimi dei nidi fino a quelli delle scuole medie. Questa è la parte della mia attività che preferisco, mi diverto molto a parlare e leggere o fare attività con i bambini e di solito anche a loro l'incontro lascia qualcosa. A volte mi invitano anche a feste, quelle dedicate principalmente ai bambini o altre dove magari ci sono, all'interno dell'evento, spazi per bambini, e anche in questi casi di solito si organizzano letture. Occasioni del genere mi sono capitate di solito collaborando con i gruppi di lettrici volontarie di Nati per Leggere.
Per far conoscere il mio progetto ho girato personalmente moltissime scuole del territorio per parlarne con i dirigenti e cercare con loro eventuali collaborazioni e poi cerco di inviare semestralmente i miei progetti aggiornati in tutte le scuole, sia in quelle che già mi hanno ospitato sia nelle altre. Altri miei interlocutori sono gli enti locali o gli ambiti territoriali, che allo stesso modo cerco di contattare costantemente per avviare collaborazioni o possibili progetti. Poi cerco di farmi conoscere con una presenza costante sul territorio, quindi girando e girando e girando ancora.
Naturalmente cerco anche di utilizzare i mezzi elettronici quindi cerco di essere presente più che posso sui social network e di aggiornare il mio sito web, all'interno del quale proprio in questi giorni ho pubblicato il catalogo con tutti i miei prodotti.
    C’è un sistema per prendere in prestito dei libri o si possono consultare soltanto sul posto? In generale come funziona? Avete anche delle idee per sviluppare il vostro progetto nel futuro? Estenderlo nelle altre regioni o in tutta l’Italia? :) ;)...
Per il momento non riesco a garantire un prestito dei libri, è una cosa, un'idea che ho in cantiere sin dall'inizio e credo che nel tempo, quando avrò a disposizione un buon nucleo librario adatto, potrò anche rendere attivo un locale di consultazione dove sarà consentito anche il prestito, ma per ora, considerando che sono attivo da appena un anno e mezzo, non riesco a garantirlo. Nello stesso tempo offro la possibilità di consultare i libri a bordo del mio furgone ogniqualvolta se ne presenta la possibilità e quando collaboro con i gruppi di lettori e lettrici volontari di Nati per Leggere, se posso, faccio una piccola donazione di libri che resteranno poi a disposizione della biblioteca locale.
Per ora mi sto muovendo soprattutto nelle Marche, la mia regione, anche se ho già avuto la fortuna di essere invitato anche in altre regioni italiane e devo dire che sono state esperienze davvero importanti dove ho avuto la possibilità di conoscere realtà molto interessanti. Naturalmente le mie attività sono rivolte prevalentemente alla mia regione, per motivi soprattutto logistici, ma la mia idea è quella di muovermi con un raggio molto più ampio, organizzare “scorribande librarie” un po in tutta Italia. Ricevo frequenti inviti da luoghi non proprio vicini e anche io cerco spesso collaborazioni con altre realtà a me lontane geograficamente e spero che presto si riescano a concretizzare molte di quelle che per ora sono idee interessanti.
Per il futuro ho diverse idee, ho una grande voglia di girare per le strade con il mio furgone a portare libri e lettura ovunque si possa e chissà, magari arrivare in Francia prima o poi!

martedì 19 gennaio 2016

Chi siamo?

Culture italiane oggi è un sito creato e gestito dagli studenti di italiano LEA (Langues Étrangères Appliquées) dell' Università Paul-Valéry Montpellier 3.